semplicità e pulizia

come quelle che magistralmente s’impongono da/in questa foto: saranno la costruzione di forme e colori, i rapporti geometrici, le diverse texture?
quel che ne sorte fuori è un tripudio di consonanze semplici, giammai banali.

immagine di gianni_d. pubblicata su flickr con licenza creative commons

come la stessa semplicità e pulizia del sauvignon blanc che l’altra sera a cena ho trovato dapprima nel più contenuto friulano rocca bernarda 2008;

e poi, coll’angoloso pescione al sale, la più forte emozione del raffinato parente, il soave (ah-ah!) vulcaia fumé 2007 di inama.

l’emozione non ha voce (cit.).

telegramma

forse eccedemmo con la varietà dei vini qualche tempo fa, a pranzo con amici crapuloni q. b. dai fratelli boretti a vergato – il ritrovo – cucina del territorio con amplissimo carrello delle verdure e carta dei vini di altissimo livello, con quasi trecento titoli di qualità (titoli, anziché etichette: così amo pensare all’enoteca quasi biblioteca); non mi dilungo troppo, quindi.

bellavista gran cuvée brut 2000 – fra i migliori metodo classico, morbido, soffice e cremoso (provare per credere anche il pas opéré o il satèn); sinfonia assoluta

lis neris chardonnay jurosa 2002– non il top della casa, ma con ottimo rapporto qualità/prezzo questo chardonnay friulano; più noto e anch’esso caldamente raccomandato il lis

cornell pinot nero schwarzhaus riserva 2000 – il pinot nero non è fra i miei preferiti ma questo ha veramente un’altra marcia

caprai sagrantino di montefalco passito 1988 – sagrantino e caprai sono praticamente la stessa cosa; questo vino da meditazione è stato proposto dal patròn, dai recessi del cellar, dopo aver visto la piega che stavano prendendo gli ordini, ma onestamente più che passito era passato…

ed ora un’escursione sui vini da dolce intavolati nell’occasione, che furono oggetto di una discussione piuttosto accesa qualche mese fa nel thread vino dell’eclettico basketforum.it

inama vulcaia après 2001 – già vi dissi del superbo vulcaia fumé, il miglior sauvignon del soave; del dolce fratello luca maroni scrive: frutto tropicale di ottima dolcezza presenta questo vino al suo speziato gusto-aroma. le spezie sono orientali, e l’analogia più evidente richiama lo zafferano; nell’annata 2003 lo gratifica poi di un tondo 88 (pei cb era bacioni)

abbazia di novacella/kloster neustift praepositus moscato rosa/rosenmuskateller 2004 rende meglio assai coi formaggi, imvho; ciononostante per nulla sfigurò sulla mensa
dall’amata sicilia: ajello shams 2004 – i quattro moschettieri di mazara: un raro connubio paritetico di moscato, catarratto, inzolia e grillo: senza parole.
ancora in trinacria, ma non lo condivido punto: il duca di salaparuta ala – antico liquorvino amarascato, roba dolciastra da fighette

la mostra degli olii fu un po’, diciamolo, esibizione fine a sé stessa
villa la rena di leone de’ castris – salento: ogliarola, cellina, coratina
cusumano – sicilia: nocellara del belice
ornellaia – toscana: frantoio, moraiolo, leccino
planeta – sicilia: nocellara del belice, biancolilla, cerasuola
castello di ama – toscana: correggioli, moraiolo, frantoio, leccino
petra – toscana – leccino, frantoio, pendolino, moraiolo
cvetic di masciarelli – abruzzo: gentile di chieti, leccino
pasetti – abruzzo: leccino, frantoio, dritta