già avevamo detto del sangiovese bolognese della maison folesano: rosso di panìco ne è la versione cheap & chic (secondo la nota e fortunatissima denominazione © by moschino s.e.&.o.).
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beata romagna
sangiovese bolognese
la doc sangiovese a bologna non esiste; esiste la doc sangiovese di romagna che copre quasi sette comuni della provincia; sette comuni di cui la maggior parte romagnoli, cioè di là dal sìllaro.
in quel di panìco, comune di marzabotto, verso i contrafforti dell’appennino, c’è una enclave benedetta dal sole di cui già ti ho parlato: quivi l’azienda folesano ha recuperato vecchie vigne di sangiovese ormai centenarie e questo è il risultato, poco più di seimila bottiglie di dolci profumi e tannini gentili.
non è doc, e chissene.
brisighèla again
quasi per caso è capitato – dopo il 16 anime – quest’altro vino della valle del lamone, rio bagno di andrea bragagni che sembra uno scioglilingua, furbo blend di sangiovese e cabernet sauvignon in chiave romagnola (ci vorrebbe una piàada, con la prima “a” ben strascicata) di gradevole beva anche in virtù dei 12,5°.
vanity wine?
siamo seri: chi può pensare che un vanity wine possa anche essere un buon vino?
la retroetichetta dice trattarsi di un maremma toscana igt aviana 2008 di luciano sassetti della tenuta banditella a cirigiano; base sangiovese forse con ciliegiolo o merlot, certamente passucchiato in legno, morbido, saporoso e ruffianello q.b.
insomma, molto migliore di quanto m’aspettassi.