un anno fa avevo scritto la prima parte (chissà come sarebbe) lasciandolo lì nella notte, sul treno che corre verso il confine; oggi provo a continuarlo.
* * *
intorno alle 8,30 arriverò a vienna, non più alla südbahnhof, che sarà di lì a poco demolita, ma alla stazione di meidling – philadelphiabrücke.
troverò la neve e circa cinque ore di attesa per la coincidenza: che fare per vivere un po’ la città ma senza lasciarsi troppo coinvolgere dalla mattina natalizia?
la scelta è semplice: seppellirsi in un caffè. piglierò il tram n. 62 – più per snobismo che per pigrizia – fino all’opera
poi, a piedi, lemme lemme mi allungherò fino a demel
dove, comodamente seduto fra legni, ori e velluti non rinuncerò ad una fetta di sacher ed un caffè.
sarò per tempo – ma tanto il biglietto è fatto – al binario 5, per salire sull’eurocity EC 102;
l’orario è, più o meno, quello della carrozza ristorante, dove mangerò una calda žurek (zuppa di farina di segale con panna acida e salsiccia) declinando con un sorriso l’offerta di spaghetti neapolitana.
tornerò nella carrozza di seconda, dove la gente – poca – si scambia auguri più o meno espliciti; mi limiterò a sguardi e sorrisi, un po’ sonnecchierò anche a causa di quelle due bottiglie di piwo warna.
il treno corre sotto un cielo plumbeo
attraversando paesi e confini senza gran disturbo (grazie schengen!): sbarcherò a warszawa centralna verso le 9 e mezza di sera
e subito mi fionderò in quella trattoria per una porzione di bigos
che mi zavorrerà adeguatamente per la notte che incombe.
continua…forse
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