via gi gi belli 57-59.
già la sera dopo non sarebbe stato, forse, possibile – per motivi calciaroli (caciaroli? caciaroni?) – mantenere quell’unità di saporosi intenti.
l’umidità serotina che ci aveva quasi incappottato fu dissolta quando alla lunga tavolata furono ammanniti:
quello che prima d’ora ebbi a definire l’apologetico supplì
il coniglietto – fritto impanato – con borragine, (o non erano piuttosto le fabulistiche ramolacce?) polline e fette biscottate
il tortino di patate e vaniglia, con sgombro e rape affumicate – mistero della fede dei contrasti
i rigatoni alla gricia – chiodati savasandir
il merluzzo nel brodo di cappone con verdure stufate – pisces clarissime audiunt
il fondente di cioccolato e crema alla curcuma – mirabile secreto
foto non ne feci (dal nostro – che se ne fregherebbe altamente – mi pigliano strane remore).
la scelta del vino fu ponderatissima; stefania ne suggerì diversi tutti allettanti per giungere poi a questo ingegnosissimo pritianum di giuseppe fanti (incrocio manzoni, nosiola e chardonnay) sapido incantatore.