dove porta questa porta?

questa lignea porta istoriata

era chiusa, quindi la domanda ammette mille risposte e più.

se dietro però dovessi trovarvi questo rosso di montalcino di col d’orcia – rosso, caldo, tannico e barriccato q.b. [attento proto, le “c” sono due] – ne sarei oltremodo riconfortato, dopo le polemiche giudiziarie che hanno scosso il fratello “maggiore”.

aрха́нгельск (non dove giunse il nobile · · · — — — · · ·)

via gi gi belli 57-59.

già la sera dopo non sarebbe stato, forse, possibile – per motivi calciaroli (caciaroli? caciaroni?) – mantenere quell’unità di saporosi intenti.

l’umidità serotina che ci aveva quasi incappottato fu dissolta  quando alla lunga tavolata furono ammanniti:

quello che prima d’ora ebbi a definire l’apologetico supplì

il coniglietto – fritto impanato – con borragine, (o non erano piuttosto le fabulistiche ramolacce?) polline e fette biscottate

il tortino di patate e vaniglia, con sgombro e rape affumicate – mistero della fede dei contrasti

i rigatoni alla gricia – chiodati savasandir

il merluzzo nel brodo di cappone con verdure stufatepisces clarissime audiunt

il fondente di cioccolato e crema alla curcuma – mirabile secreto

foto non ne feci (dal nostro – che se ne fregherebbe altamente – mi pigliano strane remore).

la scelta del vino fu ponderatissima; stefania ne suggerì diversi tutti allettanti per giungere poi a questo ingegnosissimo pritianum di giuseppe fanti (incrocio manzoni, nosiola e chardonnay) sapido incantatore.

l’incantamento

mi travolse: il tortino di ricotta e funghi secchi con topinambur, melagrana e pistacchi sortiva dal nitore del piatto pomona border per pervadere il papillame tutto.

al climax sinestesico  contribuì il verdicchio classico riserva 2007 gli eremi, da uve surmature e adeguato tonneggiamento, salus infirmorum.

io disegno vasellame

che sarebbe l’anagramma di un clone (no, non non luce)  –  il sangiovese di lamole, appunto – e visto ch’io di genetica nenti sacciu e di scemenze ne ho già troppo scritto, dirò che son lieto di averne conosciuta la sontuosità attraverso il carbonaione 2006 del podere poggio scalette di vittorio fiori.

et de hoc satis.