dandy dandelion

più che ispirazioni, corti circùiti: perché mai mi debba venire in mente il taràssaco o dente di leone proprio non so.

immagine di aldoaldoz pubblicata su flickr con licenza creative commons

ma in questo momento di strenua aficiòn pei vini dei colli bolognesi, il sauvignon superiore 2008 (13%) di gaggioli, sobriamente cortese e fermamente fiorito, meno di € 6 nella gdo, mi ricorda prati verdi e piscialletti, ça va sans dire, gialli.

àrista: embè?

secondo l’artusi, l’origine del nome “arista” deriverebbe da un fatto avvenuto nel 1430 durante il concilio di firenze. durante un banchetto offerto in onore dei prelati provenienti dalla grecia venne offerta loro questa lombata, che sarebbe stata da essi accolta con sì grande favore, che presero a dire: “aristòs, aristòs”, con ciò lodando come ottima la carne.

naturalmente trattasi di minchioneria pura, essendo noto che l’origine è invece il termine latino per “spiga”, a causa della rassomiglianza col porcale taglio.

aristos è anche la linea di punta della cantina valle isarco/eisacktaler kellerei, il cui aromatico kerner 2008 per via palatale pervade inenarrabilmente il fortunato bevitore, anche in ragione dei 15° suoi.

confronto? ma no

mi ritrovo con due bottiglie di sauvignon, l’una dell’artigiano vignaiuolo – come da sé medesmo si definisce – virgilio sandoni da castello di serravalle e l’altra di tenuta bonzara da san chierlo, le carrate 2007.

vini nati a un dipresso da casa, bel naso e sostenuto corpo, sentori erbacei quanto basta, nunzî di questa primavera che sembra affacciarsi decisa.

il rigoverno

era venuto il tempo suo: e quella bottiglia (su 6000 totali) di suffragium 2003 del fanese claudio morelli fu stappata e, nella sua calda eleganza, diede il meglio di sé: 70% montepulciano d’abruzzo 30% vernaccia rossa di pergola, speziato, asciutto, è ottenuto dal rigoverno toscano, ch’io non sapeva cosa fosse, ma disvelossi antica, nobile, buona e giusta pratica.