non tutto è perduto

avevo previsto il sacrificio, per la rossocarnita cena di san silvestro, di un brunello di montalcino 1999 della fattoria il poggione, compiacendomene assai; avevo riportata alla luce la bottiglia, e con cautela aperta.
l’odore del tappo non era promettente; pareva una beffa: peccato, fuori tempo massimo (biasteme rattenute).
il primissimo assaggio confermava; sentore – ma lieve – di marsalato.
prima regola: mai rassegnarsi.
prendi il decanter e delicatamente svuotavi la bottiglia, poi dimenticala per un’oretta; nel frattempo – non si sa mai – porta un altro rosso a riscaldarsi.
passata l’ora, guarda: il colore non mente; è rubigno, mentre c’è – innegabile – una lievissima sfrangiatura aranciata lenticolare.
assaggio, con timore: il san gioveto si rivela; ancora un fremito, ma.
aspetta: dopo due ore il vino si è ripreso e dopo tre si palesa, riossigenato, al suo meglio.
poggionec’è, ma forse no, un leggerissimo afrore – sa d’putèna, dicono i parmigiani d’un certo culatello vittima d’incidente aereo e pur lo stesso più che apprezzato da’ viziosi.
ma questa è un’altra storia.